La migrazione dei sistemi informativi è un passaggio che innegabilmente presenta diverse complessità. Anche per questa ragione, tipicamente è un’attività che si effettua principalmente quando è strettamente necessario o non più rimandabile, anche a rischio di affrontare problematiche che minano l’operatività quotidiana, come l’inefficienza o l’obsolescenza. Tuttavia, quando i limiti del sistema attuale smettono di essere tollerabili o subentrano altre necessità, per esempio di sicurezza o compliance, è necessario scegliere una modalità di migrazione adeguata ed efficace.
Le principali modalità di migrazione dei sistemi e perché sceglierle
Stabilire quale sia la modalità di migrazione dei sistemi più efficace non è un compito semplice. Molto, infatti, dipende dalle prerogative della piattaforma da trasferire, ma anche dai limiti tecnologici del sistema informativo stesso o di altri asset cruciali all’interno dell’azienda.
Inoltre, a seconda delle necessità in termini di tempistiche e budget dell’azienda, alcune modalità possono dimostrarsi preferibili per ragioni diverse da quelle prettamente tecnologiche. Vediamole ora nel dettaglio.
Migrazione Lift-and-Shift
Dal punto di vista della complessità, questa è la modalità più semplice. Si tratta infatti di un semplice trasferimento dei sistemi su una nuova piattaforma senza modifiche di rilievo, se non gli adattamenti necessari per risolvere eventuali problemi di compatibilità.
È una modalità rapida e relativamente economica che concettualmente somiglia molto alla sostituzione del server dei sistemi legacy. Tuttavia, oltre a non permettere lo sfruttamento completo delle nuove tecnologie, può introdurre inefficienze considerevoli, in particolare quando il sistema di origine è tecnologicamente molto distante da quello di destinazione.
Per esempio, un’applicazione legacy che ha raggiunto lo stato di end of life ma che non può essere sostituita, se migrata in Cloud con questa modalità potrebbe funzionare ma in modo subottimale.
Migrazione Replatform
In questa modalità di migrazione dei sistemi, il codice dell’applicazione rimane per la maggior parte invariato ma vengono effettuate alcune modifiche per sfruttare al meglio l’ambiente di destinazione.
In questo caso, il risultato finale sarà un nuovo sistema più ottimizzato e performante, ottenuto contenendo l’impegno economico necessario. Pur rendendo necessaria una certa rielaborazione del codice, infatti, il sistema nel suo complesso rimarrà invariato. Questa modalità è consigliabile quando le applicazioni da migrare sono particolarmente intensive dal punto di vista delle risorse.
Migrazione refactor (o rearchitect)
Di complessità crescente rispetto alle due precedenti, la migrazione dei sistemi Refactor o Rearchitect prevede una revisione completa del codice che garantisca il pieno sfruttamento delle tecnologie di destinazione. Si tratta della più efficiente, scalabile e mantenibile strategia di migrazione conservativa, in cui cioè il codice di origine viene almeno in parte conservato.
Si tratta, tuttavia, di un processo caratterizzato da costi elevati e che richiede tempi considerevoli, vista la necessità di controllare, ridisegnare e validare grandi porzioni di codice. Sistemi critici proprietari o contenenti proprietà intellettuali importanti vengono riprogettati secondo questa pratica.
Rebuilding
Conosciuta anche come Rip and Replace, questa modalità di migrazione prevede la sostituzione del sistema esistente con uno nuovo. Questo caso è di fatto un cambio di piattaforma, con tutte le implicazioni del caso, sia dal punto di vista dei vantaggi, sia dal punto di vista delle sfide che presenta.
Combinare più strategie e adeguarsi al mondo che cambia
Come spesso accade quando ci si trova a dover scegliere fra diverse strategie definite, lo scenario più credibile è che ci si debba confrontare con una situazione di non idealità, in cui è necessario optare per una strategia di migrazione ibrida, utilizzando diverse modalità per componenti diversi sulla base delle caratteristiche di ciascuno. A fronte di una maggiore complessità, tipicamente un approccio flessibile permette di bilanciare al meglio benefici, costi e sfide.
Un altro aspetto che, quando si passa dalla teoria al mondo reale, non è possibile sottovalutare è l’evoluzione tecnologica che, in alcuni casi, può cambiare lo scenario anche per le strategie più consolidate.
Per esempio, nel campo delle migrazioni di sistemi, la diffusione sempre più ampia di tecnologie come la containerizzazione, nata proprio per rendere i sistemi indipendenti dalla piattaforma tecnologica sottostante, e i microservizi stanno di fatto eliminando il bisogno di strategie di migrazione complesse grazie alla modularità intrinseca e all’indipendenza dai livelli inferiori. In quest’ottica, un’azienda che stia avviando un progetto di migrazione dovrebbe valutare anche questi aspetti prima di scegliere la modalità di migrazione per il proprio progetto.
Scegliere la modalità di migrazione è il primo passo per il successo
Scegliere la modalità di migrazione dei sistemi è un passaggio fondamentale per garantire il successo di un progetto di aggiornamento tecnologico. Ogni strategia ha i propri punti di forza e debolezza, e la scelta vincente deve essere il punto di equilibrio ideale fra vantaggi di ciascuna modalità, necessità e obiettivi aziendali, risorse e gestione del cambiamento. Trovato questo punto, la migrazione del sistema procederà in modo efficace e senza problemi.
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