La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rappresenta un significativo cambiamento nel panorama della rendicontazione aziendale; tuttavia, il suo percorso è ancora lontano dall’essere concluso. Con l’ampliamento dell’obbligo di redazione del bilancio di sostenibilità a oltre 3.908 imprese italiane entro il 2026, la normativa richiede infatti un livello di trasparenza senza precedenti sui dati ambientali, sociali e di governance (ESG).

Se da un lato la CSRD costituisce indubbiamente una sfida per le aziende, dall’altro offre un’interessante opportunità per ottimizzare la gestione della sostenibilità, migliorare l’efficienza operativa e rafforzare la reputazione aziendale. Per affrontare questo scenario, è indispensabile disporre di soluzioni digitali che assicurino una raccolta dati strutturata, una reportistica conforme agli standard ESRS e un’efficace integrazione nei processi aziendali.

Direttiva CSRD: quali novità per il 2025?

La CSRD introduce un quadro normativo più rigoroso rispetto alla precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD), con l’obiettivo di standardizzare la rendicontazione di sostenibilità e allinearla alle esigenze di investitori e stakeholder, anche esterni all’impresa.

La platea delle aziende coinvolte si amplia in modo significativo, passando da 192 imprese attualmente soggette agli obblighi di reporting a 3.908 aziende italiane, comprese PMI e filiali di gruppi multinazionali.

csrd 2025

Le imprese che rientrano in questo ambito sono quelle che soddisfano almeno due dei seguenti criteri:

  • Più di 250 dipendenti
  • Un fatturato superiore a 50 milioni di euro
  • Un attivo patrimoniale superiore a 25 milioni di euro

L’adozione degli standard ESRS, più dettagliati rispetto ai precedenti standard GRI, rappresenta un ulteriore elemento di cambiamento. Inoltre, la CSRD estende il perimetro di rendicontazione: impone alle aziende di fornire dati dettagliati sulle performance ESG e include anche le attività delle filiali extra-UE. Un altro aspetto rilevante riguarda il monitoraggio dello Scope 3, che comprende le emissioni indirette generate lungo l’intera supply chain. La raccolta dati deve iniziare nel 2025, con la presentazione del primo bilancio di sostenibilità obbligatorio prevista per il 2026.

Gli adeguamenti più importanti e urgenti per recepire la direttiva

Per implementare la CSRD è necessaria un’infrastruttura affidabile e conforme per la raccolta e l’elaborazione dei dati ESG. Le aziende devono garantire che le informazioni raccolte siano complete, verificabili e aggregate in conformità agli standard ESRS, oltre che accessibili in tempo reale per un reporting efficace.

Non è sufficiente raccogliere dati: la vera sfida consiste nel trasformarli in strumenti la cui efficacia sia dimostrabile. Integrare la sostenibilità nei processi aziendali permette di ottimizzare le operazioni attraverso una gestione più efficiente delle risorse, mitigare i rischi legati alla conformità normativa e allineare gli obiettivi di business con gli standard ESG.

Il monitoraggio dello Scope 3, in particolare, richiede un grande impegno poiché la maggior parte delle emissioni di un’azienda non proviene dalle proprie attività dirette, ma dalla filiera di fornitori e partner.

Sfide e opportunità della direttiva CSRD: come affrontarle?

Le principali sfide che le aziende devono affrontare riguardano la raccolta dati completa ed estesa a tutta la filiera, la necessità di competenze specifiche per la gestione del Life Cycle Assessment (LCA) e l’integrazione con i sistemi aziendali preesistenti. A questi aspetti si aggiungono la resistenza al cambiamento da parte del personale e dei collaboratori e la necessità di una governance ESG chiara, oltre ai costi di implementazione e alla gestione della reportistica.

Tuttavia, la CSRD rappresenta anche un’importante opportunità per utilizzare i dati ESG in modo strategico, migliorare l’immagine aziendale e aumentare la fiducia degli investitori. L’adozione di pratiche sostenibili consente alle aziende di anticipare eventuali obblighi normativi futuri, ridurre i rischi operativi e ambientali e integrare la sostenibilità con la propria strategia di crescita.

Il panorama delle soluzioni digitali per l’adeguamento CSRD

Per rispondere alle esigenze di conformità alla CSRD, le aziende possono adottare soluzioni digitali avanzate che semplificano la raccolta e l’elaborazione dei dati. SAP offre una suite di strumenti progettati per la gestione della sostenibilità, tra cui SAP Sustainability Control Tower, la piattaforma per il monitoraggio in tempo reale dei dati ESG e la reportistica conforme agli standard internazionali.

SAP Sustainability Footprint Management, per esempio, offre la possibilità di calcolare nel dettaglio l’impronta carbonica aziendale e di prodotto, mentre SAP Environmental Health and Safety è il sistema per la gestione della conformità ambientale e della sicurezza sul lavoro. L’integrazione di queste soluzioni consente di automatizzare il reporting, garantire la trasparenza dei dati e ottimizzare la gestione della sostenibilità.

Il mercato delle soluzioni digitali, tuttavia, sta crescendo rapidamente, con un’offerta sempre più ampia di alternative che possono rispondere in modo diverso alle esigenze specifiche delle imprese a fronte di particolari necessità operative, di budget o di risorse.

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L’adeguamento alla Direttiva CSRD non è solo un obbligo normativo, ma una leva strategica per migliorare la gestione aziendale e il posizionamento sul mercato.

Per questo supportiamo le aziende attraverso consulenza strategica per l’implementazione della CSRD, integrazione di soluzioni digitali per la sostenibilità, supporto nella raccolta e gestione dei dati ESG e formazione per lo sviluppo di competenze interne.

Superare oggi le sfide della rendicontazione di sostenibilità significa non solo garantire la conformità alle normative, ma anche costruire un vantaggio competitivo sostenibile per il futuro.

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