Venerdì 5 luglio 2019, abbiamo avuto l’opportunità di dialogare con Ferdinando Acerbi, ospite del nostro primo Open Day (un modo diverso che abbiamo pensato per presentare l’azienda, andando oltre il racconto di cosa facciamo e facendo vedere dall’interno come si vive in “Casa Regesta”).
Ferdinando è arrivato da noi con la propria auto e camminando – pur se lentamente – con l’aiuto di due bastoni. Notizia superflua? Secondo noi no, se consideriamo che la sua prima diagnosi dopo il drammatico incidente subito nel 2004 era “gravissima lesione alla spina dorsale e paralisi totale dalla vita in giù”.
Una grande forza interiore e la determinazione a non rinunciare, lo hanno portato ad affrontare una lunga e faticosa riabilitazione – arrivando a vivere per 4 mesi in un centro di riabilitazione in Belgio, come ci ha raccontato. Il suo poter camminare di oggi è frutto di questo grande lavoro, fisico e psicologico.
Abbiamo invitato Ferdinado per farciraccontare la sua storia speciale e perché siamo convinti che anche ognuno di noi possa incontrare momenti in cui il paradigma cambia completamente. E proprio in questi momenti è fondamentale il sostegno delle nostre passioni.
E con lui abbiamo parlato proprio di passione, resilienza, ripartenza nello sport, nel lavoro e nella vita di ogni giorno.
Ferdinando, ci racconti dei tuoi esordi di sportivo? E della tua carriera prima dell’incidente?
Mi sono avvicinato al mondo dello sport all’età di 7 anni, quando iniziai a praticare l’equitazione, raggiungendo ben presto dei buonissimi risultati nella disciplina del completo. Da quel momento lo sport è diventato, non solo una grande passione, ma anche il mio lavoro.
Dopo l’equitazione mi sono dedicato all’altra mia grande passione, il mare, lavorando in Medio Oriente e Nord Africa come skipper e istruttore di sub. È proprio durante un’escursione subacquea che ho avuto un incidente che mi ha costretto sulla sedia a rotelle per due anni prima di riuscire, dopo molti mesi di riabilitazione, a camminare con l’aiuto dei due bastoni.
A un certo punto della tua vita hai dovuto quindi rimettere tutto in discussione. Hai apparentemente perso il controllo su ciò che è sempre stato anche uno strumento di lavoro per te: il tuo corpo. Cosa ti ha spinto a ricominciare? A ripartire?
Quando ti trovi in una situazione difficile non hai molta scelta, devi reagire. In quella situazione critica sono state proprio le lezioni imparate dalle mie esperienze sportive che mi hanno consentito di trovare la forza, fisica e psicologica, per superare i limiti imposti dalla mia condizione.
Quando i medici mi dicevano che non sarei riuscito a fare qualcosa o che non lo facevo bene, non era molto diverso da quello che per tutta la vita mi hanno detto i coach durante gli allenamenti. Così l’ho presa come una sfida sportiva, e giorno dopo giorno sono riuscito a migliorare grazie alla costanza e all’impegno.
Non hai scelto di fare altro. Sei tornato alla tua passione e hai scelto di misurati nuovamente con la stessa disciplina sportiva, arrivando a partecipare alla Paralimpiadi. Perché? Cosa ti ha dato la forza di misurati nuovamente con lo sport?
Dopo l’accaduto, non mi sentivo una persona diversa da quella che ero prima, avevo/ho ancora le stesse passioni, che ora posso perseguire con mezzi diversi. Ma poco cambia.
Per questo motivo, subito dopo l’incidente io e mia moglie abbiamo fondato l’associazione “Ancoramare” con la quale abbiamo organizzato un tour dell’Italia a tappe in barca a vela. Sulla barca l’equipaggio era composto da persone con problemi fisici di vario tipo che hanno collaborato insieme per arrivare alla meta ogni sera.Questo viaggio ha insegnato a tutti che in una squadra dove non arrivi tu, arriva qualcun altro. E non è perché è meglio di te, ma semplicemente perché ti completa.
Dopo altre esperienze in mare, tra cui la traversata dell’oceano Atlantico, sono tornato alla mia prima passione, i cavalli. Grazie ad un amico, quasi per gioco, mi sono trovato alle paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 nella categoria dressage. Oggi sono direttore tecnico della squadra di paradressage e ho fondato la piattaforma Henable.me dove cerchiamo di trovare soluzioni digitali ai problemi che quotidianamente incontrano disabili, anziani e persone con problemi di mobilità limitata.
Cosa ti senti di suggerire a noi e ai giovani che sono qui con noi oggi?
Come affrontiamo la giornata dipende solo da noi stessi, e questo vale per tutti, non solo per persone con problemi fisici. La passione per lo sport, sopra ogni cosa, è ciò che mi ha aiutato di più ed è per questo che mi sento di consigliare a tutti questo. Perseguite le vostre passioni, perché solo facendo quello che vi piace nel miglior modo possibile potrete creare un bagaglio di esperienza, una forma mentis, che vi consentirà di fare le cose senza fatica; e quando dovrete affrontarne altre, come spesso capita nella vita, lo farete con più leggerezza.
Ringraziamo Ferdinando per averci dedicato il suo tempo e la sua saggezza.
La passione è quello che ci accomuna a lui ed è quello che cerchiamo nei talenti, insieme alla predisposizione e capacità di natura tecnica nel nostro lavoro serve avere capacità psicologiche, come quella di ascolto.
Il trasferimento tecnologico nell’azienda ha un impatto di natura organizzativa e culturale ed è per questo che serve avere questa doppia valenza per poter portare a casa risultati soddisfacenti per i nostri clienti.
Sul mercato ci distinguiamo perché siamo persone dinamiche e appassionate al nostro lavoro, che seguono i clienti con professionalità e un approccio diretto, concreto e trasparente. La filosofia che ci guida è basata sulla centralità delle persone e sul talento personale che viene condiviso. Il confronto continuo permette alle persone di crescere, migliorare e di divertirsi nel processo di sviluppo personale e professionale.