L’importanza dei dati è così chiara che non serve nemmeno ribadirla, al punto che frasi come “I dati sono il nuovo petrolio” si leggono e si sentono ormai anche sui media generalisti. Quello che però contraddistingue le aziende che stanno accogliendo la cultura del dato con successo è l’intuizione successiva: non è sufficiente raccogliere i dati, né utilizzarli per analisi a posteriori o intempestive. Diventare una data driven company significa, prima di tutto, riconoscere la centralità delle informazioni, e della loro corretta gestione, nel processo decisionale aziendale, oltre a utilizzare strumenti di analisi evoluti, collaudati ed efficaci per metterli a valore.
La cultura data driven: organizzare, strutturare e utilizzare i dati
La trasformazione da semplici aziende raccoglitrici di dati a data driven company è un processo che passa prima di tutto per l’organizzazione delle risorse. Un tema noto da alcuni anni è quello relativo alla qualità dei dati raccolti. Già nel 2019 infatti Forbes sottolineava come i dati non strutturati fossero in crescita esponenziale. La missione oggi è senza dubbio quella di organizzare, analizzare e gestire questa mole di informazioni, in modo da ottenere un vantaggio competitivo.
Le aziende che hanno già messo in atto questo processo, trasformandosi in data driven company, hanno ottenuto importanti vantaggi, che possiamo riassumere in quattro aree principali.
- Prima di tutto, un aumento dei ricavi, dovuto principalmente alle potenzialità dell’analisi predittiva, in termini di qualità del prodotto, ma anche alla targetizzazione degli utenti, alla gestione dei prezzi e così via.
- Poi, un notevole miglioramento dell’efficienza. In questo caso la ragione è facilmente intuibile: disporre di dati migliori permette di isolare centri di costo e criticità in modo sistematico.
- Si rilevano anche vantaggi in termini di riduzione dei rischi, sempre legati alla capacità predittiva dei dati.
- Infine, ci sono notevoli benefici nella fidelizzazione degli utenti, quando l’approccio data driven è esteso alla customer experience e al data-driven marketing.
Le aziende data driven in Italia
Anche in Italia la scelta di avvicinarsi a un approccio data-driven sta iniziando a convincere un numero sempre più alto di decisori. Durante gli ultimi rilevamenti effettuati è emerso come il 42% delle aziende stia avviando il proprio percorso, mentre il 24% è nelle fasi preliminari. In generale, tuttavia, l’evoluzione verso un modello in cui le decisioni sono guidate dai dati è considerato strategico per l’83% delle aziende. Rimangono, tuttavia, alcune sfide da vincere per quanto riguarda l’implementazione.
Come si possono affrontare ed evolvere l’azienda verso un modello Data Driven? Ecco alcune possibili strategie.
Come diventare un’azienda data driven
Il data driven approach richiede un cambio di paradigma. Laddove molto spesso l’impostazione tradizionale prevede un processo decisionale basato fortemente sull’esperienza pregressa, sulla consuetudine e anche su una serie di dinamiche con qualche margine di irrazionalità, una data driven company accetta che le decisioni basate sui dati raccolti e organizzati offrano migliori opportunità.
In questo senso, si tratta di attuare un cambiamento culturale ancora prima che tecnico. Ecco perché, a priori o in contemporanea ai passaggi tecnici e operativi, è indispensabile che l’azienda si adoperi per operazioni di awareness, formazione e informazione, rivolte sia al personale sia agli stakeholder, per fare in modo che la transizione sia universalmente accettata come un fattore positivo e un’opportunità. Poi, ci sono alcuni passaggi fondamentali anche dal punto di vista organizzativo.
Raccolta e organizzazione dei dati
Se l’azienda non è ancora strutturata, attrezzarsi per la raccolta e l’analisi dei dati è un passaggio fondamentale. Che si tratti di una data warehouse interna o di un sistema cloud-based, il primo passaggio è appunto quello di mettersi in condizione di poter raccogliere il maggior numero possibile di dati significativi. In questo, bisogna tenere conto anche dei dati che normalmente non vengono presi in considerazione, perché troppo complessi da gestire con i sistemi canonici, e che invece contengono informazioni preziose. Forbes, già nel 2019, sottolineava l’importanza dei dati non strutturati nel business, per esempio.
La scelta su quali dati siano significativi richiederà senza dubbio un periodo di assestamento e di organizzazione, per il quale è consigliabile affidarsi a un team di analisti in grado di dare suggerimenti in termini di scelte strategiche. Un errore piuttosto comune, infatti, è quello di limitarsi ai set di dati noti o legati alle attività produttive, laddove è necessario invece estendere la raccolta e l’analisi a tutti gli aspetti della vita aziendale, dal marketing all’assistenza.
Impostare obiettivi
Impostare obiettivi realistici e credibili legati al passaggio all’approccio data driven ha due valenze importanti. Prima di tutto permette di fissare milestone che dimostrino, o mettano costruttivamente in discussione, la validità di questa strategia.
In seconda istanza, costituiscono un’ottima leva motivazionale a supporto delle attività di awareness sopra citate. Inoltre, la misurabilità degli obiettivi è una delle principali ragioni per l’adozione di un sistema decisionale basato sui dati, ed è indispensabile che questa venga adottata prima possibile.
Permeabilità delle informazioni
Altro tema fondamentale nello sviluppo della cultura del dato è l’accessibilità delle informazioni trasversalmente alla struttura. Anche in questo caso, oltre ai ragionamenti infrastrutturali necessari per garantirlo, è necessario effettuare un lavoro culturale per far si che questa nuova opportunità sia apprezzata.
Esperienza e formazione
Una data driven company necessità di expertise nella gestione e nell’analisi dei dati. Questo può sia prevedere l’inserimento di nuove figure sia un’opportunità di crescita per il personale interno, attraverso la formazione e l’aggiornamento.
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